RASSEGNA STAMPA
LIBERAZIONE -
Diaz, polizia condannata Ma il Governo la assolve
Genova, 20 maggio 2010
Ribaltata la sentenza di primo grado. Più di 85 anni di carcere per gli imputati, tutti delle forze dell'ordine
Diaz, polizia condannata Ma il Governo la assolve
Checchino Antonini
Sui muri della Diaz, sulla pelle di chi vi fu pestato non c'era sangue rappreso di scontri di piazza. Non fu la «normale perquisizione» che il
Viminale voleva far credere mettendo il portavoce di De Gennaro al
cancello della scuola invasa e a organizzare la messinscena delle prove
false (molotov e attrezzi di cantiere).
Tutti colpevoli, dicono ora
i giudici, di un massacro premeditato: 60 i feriti, 93 gli arresti
illegittimi. Dovevano essere i "black bloc" da dare in pasto
all'opinione pubblica sconvolta. «Vi fu una strategia
internazionale e governativa per cancellare, con la violenza, il
movimento altermondialista - dice Paolo Ferrero, il segretario del Prc
- la cui critica del potere fece paura al potere stesso. Il nostro
pensiero va a Carlo Giuliani, che questa strategia repressiva ha pagato
con la vita. Chi ha diretto quella macelleria anticostituzionale non
può dirigere l'ordine pubblico in Italia».
Nove anni dopo, quando i
giudici della terza sezione della corte d'appello di Genova hanno letto
la sentenza di secondo grado per quella notte cilena qualcuno ha
lanciato un grido, qualcun altro ha sorriso con denti nuovi ché quelli
veri gliel'avevano spaccati alla Diaz: come per Mark Covell, il
giornalista inglese che fu quasi ammazzato, e Lena Zulkhe che fu vista
in mondovisione quando uscì in barella senza coscienza. La sentenza,
letta poco prima della mezzanotte, ribalta il verdetto di primo grado
che aveva assolto i vertici della Ps presenti quella notte di fronte la
scuola dove dormivano i no global.
Per loro condanne tra 3 anni e
8 mesi e 4 anni e l'interdizione dai pubblici uffici per 5. Nel
complesso le pene superano gli 85 anni sui 110 chiesti dal procuratore
generale. Solo due dei 27 imputati sono stati assolti. 4 anni al capo
dell'anticrimine Francesco Gratteri e all'ex vicedirettore dell'Ucigos
Giovanni Luperi (oggi all'ex Sisde), 5 all'ex comandante del primo
reparto mobile di Roma Vincenzo Canterini, 3 e otto mesi all'ex capo
della Digos di Genova Spartaco Mortola (ora vicequestore vicario a
Torino) e all'ex vicecapo dello Sco Gilberto Caldarozzi, un mese in più
a Pietro Troiani. Non sono stati dichiarati prescritti i falsi
ideologici e alcuni episodi di lesioni gravi, prescritti i reati di
lesioni lievi, calunnie e arresti illegali. Per i 13 condannati in
primo grado le pene sono state inasprite.
Ad Haidi Giuliani non
sfugge il sorriso di Lena, per lei questo esito è un'altra boccata
d'ossigeno dopo l'appello di Bolzaneto. La buona notizia è che viene
riconosciuta la catena di comando, come nota anche Enrica Bartesaghi,
presidente del comitato "Verità e giustizia".
«Non è facile capire
quanto coraggio abbiano avuto questi giudici - dice pochi minuti dopo,
a Liberazione, Enrico Zucca, il pm che ha seguito con Francesco Cardona
Albini un'inchiesta così difficile - quello che vedi è l'unico modo per
impedire che succeda di nuovo». In mezzo alla piccola folla che ha
atteso fino a tardi la sentenza c'è il sociologo Salvatore Pallida: «La
verità, come Pasolini, la sapevamo tutti ma non esiste in Italia un
controllo politico indipendente sull'operato delle forze dell'ordine».
Al Genoa legal forum è tempo di bilanci: «E' stata confermata la nostra
tesi che anche i vertici sono responsabili - dice l'avvocato Stefano
Bigliazzi - abbiamo ottenuto il risarcimento delle spese di primo
grado, l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. E c'è anche
il riconoscimento del danno per i giuristi democratici ai quali furono
trafugati gli hard disk dei computer». «Riconoscimento tardivo e con
scarse implicazioni operative di un prezioso lavoro dei magistrati
genovesi», commenta Gigi Malabarba, oggi in Sinistra Critica ma allora
capogruppo Prc in Senato e, in quanto tale fuori dai cancelli della
Diaz.
«Non è accettabile che la difesa della Costituzione e della
sicurezza dei cittadini - dice anche Antonio Bruno, consigliere
genovese Prc - sia affidata a chi è stato riconosciuto responsabile di
reati così gravi». «Il punto - riprende Malabarba - sono tutti coloro
che hanno attraversato indenni tutti i governi da oltre dieci anni e
hanno stravolto in senso autoritario e paragolpista tutto l'apparato di
sicurezza del Paese». Da destra arrivano commenti lapidari e violenti,
si parla di vendetta no global, di cittadini disorientati dal
ribaltamento, si dice che a essere colpito sarebbe chi fa la lotta alla
mafia. A volte sembra di sentir parlare «un esponente di qualche giunta
militare del Sudamerica degli anni ‘80», dice il segretario ligure del
Prc. Si rivela, da altre inchieste, il legame tra appalti, politica,
polizie e barbe finte, «e quanto sia avanzata la sovversione della
classe dirigente», indica Andrea Alzetta di Action Roma. «Con le norme
che si profilano sulle intercettazioni anche le indagini sul G8
avrebbero avuto il fiato corto», ricorda Marcello Zinola, sindacalista
e autore di una delle prime inchieste sulla polizia di Genova. Poi la
doccia fredda: Maroni li assolve. «Resteranno al loro posto» garantisce
il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. «Hanno e continuano
ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del Viminale».